Da questo studio è emerso, fra l’altro, la necessità di avere dati e statistiche precise. Ma andiamo per gradi. Il corrispettivo pagato dall’assicurato si compone di tre elementi. Il primo, il premio puro, rappresenta la parte determinata dall’applicazione di metodi statistici per calcolare il rischio. Ad esso va sommato la componente finalizzata a coprire le spese di gestione (generali, amministrative, di distribuzione, di liquidazione) e, naturalmente, remunerare l’impresa.
«Già da questa sintetica spiegazione della struttura del premio – raccontano i ricercatori – si capisce come i rigorosi criteri statistici di determinazione dello stesso siano affiancati (e, per così dire, “inquinati”), nel passaggio dal premio puro a quello di tariffa, da una serie di costi la cui entità è influenzata dall’efficienza della gestione delle fasi esecutive e distributive dei servizi di assicurazione: è di tutta evidenza, infatti, come la bontà delle procedure di liquidazione e la tipologia delle modalità distributive rappresentino variabili di costo (nonché di qualità del servizio) avvertibili da parte dell’assicurato».
Insomma le assicurazioni risentono con forza della presenza dei cosiddetti transaction costs e di conseguenza è difficile prevedere il livello dell’ammontare degli indennizzi in quanto collegati con una sinistrosità molto variabile della massa e, di conseguenza, «la probabilità – spiega la ricerca – che un sinistro si verifichi varia dunque da cliente a cliente e condiziona i profitti dell’impresa, che dipendono non solo da quanti ma anche da quali clienti essa assicura. Nella fattispecie, i costi di transazione maggiormente diffusi sono quelli legati all’esistenza di asimmetrie informative tra assicurato e assicuratore».
Insomma siamo difronte ad enormi difficoltà da parte delle imprese per conoscere o prevedere i comportamenti imprudenti, dolosi o fraudolenti dell’assicurato, o di altri soggetti coinvolti nei sinistri e nella relativa gestione. E questo aumenta in modo esponenziale le possibilità che il danno abbia costi incontrollabili. Così il problema della conoscenza e del controllo, da parte dell’impresa, di una serie di elementi connessi ai vari momenti della copertura assicurativa diventa cruciale. Come fare? «In sede di assunzione e gestione del rischio, affinché l’applicazione dei criteri statistici possa garantire la neutralizzazione dei rischi, è necessario – concludono i ricercatori della Fondazione Caracciolo - che essa sia supportata da un’ampia e veritiera disponibilità di informazioni sulla natura e sull’entità dei rischi stessi, nonché sulle caratteristiche dell’assicurato. D’altra parte, in sede di gestione del sinistro, è ancora una volta decisiva la possibilità di acquisire informazioni esatte sull’entità del danno, sul comportamento e sulle responsabilità tanto dell’assicurato quanto degli altri soggetti coinvolti».
Ecco, in questa analisi c’è tutto il segreto che porta alla determinazione, da parte dell’assicuratore, di un costo equo della polizza. Se si sbaglia fissando un prezzo troppo alto si fa un torto ai consumatori e si perdono clienti che migrano verso altre compagnie. E se invece si stabilisce un prezzo troppo basso si rischia addirittura il fallimento dell’azienda...
Per arrivare a determinare infatti il prezzo finale non si può infatti prescindere dalle tasse, che in Italia hanno un peso enorme visto che arrivano fino al 27 per cento (come minimo al 23), e che quindi costituiscono il primo costo della polizza...
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"