La raccolta premi nel ramo danni

La principale voce di ricavo delle compagnie è rappresentato dai premi raccolti. Nel corso degli anni il volume dei premi incassati è aumentato di continuo, anche se il gap con le imprese assicurative straniere è ancora evidente.

Assicurazione sulla vita


I premi si suddividono in:
  • premi del lavoro diretto, se raccolti attraverso la stipula dei contratti di assicurazione con i clienti;
  • premi del lavoro indiretto, se raccolti tramite la stipula dei contratti di riassicurazione con altre compagnie di assicurazione.

Al fine di crescere dal punto di vista dimensionale e per incrementare il volume dei premi raccolti, sono stati avviati dei processi di acquisizione e di fusione, attraverso i quali sono nati i grandi gruppi assicurativi. Questa strategia alla concentrazione è stata comune in tutte gli Stati dell’Unione Europea, probabilmente spinta dalla tendenza all’ampliamento oltre i confini nazionali, ed è stata favorita:
  • dalla possibilità di utilizzare economie di scala e sinergie, ottenendo in questo modo delle riduzioni di costi, capacità di innovazione, investimenti tecnologici e professionali e una migliore efficienza nella gestione;
  • dalla possibilità di ampliare la base dati con cui vengono determinate le tariffe assicurative;
  • dalla possibilità di ampliare la base clienti e il numero di prodotti venduti attraverso il cross selling.

Secondo il criterio di cassa, i premi possono essere inoltre suddivisi in:
  • premi incassati, rappresentati dalla quota di premi emessi e già riscossi;
  • premi arretrati, che consistono nella quota di premi emessi che però non sono ancora stati incassati. Questo genera un credito nei confronti degli assicurati, denominato PICR “premi in corso di riscossione”.

In sede di bilancio, i premi vengono valutati secondo il principio di competenza, secondo il quale i ricavi e i costi correlati devono essere attribuiti agli esercizi ai quali competono dal punto di vista economico, a prescindere dalla loro manifestazione finanziaria. Per questo motivo i premi lordi contabilizzati e i sinistri pagati vengono rettificati mediante delle poste rilevate alla fine dell’anno, ossia le riserve tecniche (premi e sinistri), che consentono poi di determinare i premi e i sinistri di competenza dell’esercizio. I premi di competenza sono rappresentati dalla quota di premi emessi nel corso dell’esercizio o in quelli precedenti, relativi a rischi in corso nell’esercizio di riferimento. Poiché i premi vengono emessi in via anticipata rispetto al periodo di copertura del contratto a cui si riferiscono, ne consegue che una quota del premio serve a coprire una parte del rischio dell’anno successivo. Di conseguenza i premi di competenza saranno pari ai premi emessi e contabilizzati nell’anno (Pe), al netto della quota dei premi di competenza dell’esercizio successivo, che va in riserva premi (RPt) e maggiorati della riserva premi dell’esercizio precedente (RPt-1):

Pct = Pet - RPt + RPt-1

Poiché RPt + RPt-1 rappresenta la variazione della riserva premi da un esercizio ad un altro, la quota dei premi di competenza sarà pari ai premi emessi meno la variazione della riserva premi. La normativa inoltre suddivide la riserva premi in:
  • la riserva premi per frazioni di premi, costituita dalla quota di premi relativi ai rischi ancora in corso al termine dell’anno;
  • la riserva per rischi in corso, costituita da accantonamenti di natura tecnica da effettuarsi se l’andamento della sinistrosità risulta peggiore rispetto a quello stimato in sede di tariffazione.

Per determinare la riserva tecnica, si utilizza il metodo del pro rata temporis, con cui si calcola la quota di premi da dedurre dai premi lordi. Per esempio si ipotizza un portafoglio assicurativo composto da una sola polizza, stipulata il 1 giugno 2003 con durata annuale fino al 31 maggio 2004 e rinnovata per un altro anno fino al 31 maggio 2005. Nel 2003 l’assicurato ha versato un premio al netto delle spese pari a 100, mentre nel 2004 il premio è stato di 120. Si suppone inoltre che non vi siano elementi che indichino un peggioramento della sinistrosità del soggetto, per cui non è necessario costituire una riserva per rischi in corso. Fatte le ipotesi, si può dire che la riserva premi è costituita dalla sola riserva per frazioni di premi, la quale ha la funzione di risconto passivo. Secondo il pro rata temporis, la quota di premio che va in riserva è pari al totale dei premi moltiplicato per il rapporto tra il numero di giorni che cadono nell’esercizio successivo e il numero di giorni di durata della polizza. Quindi avremo che:


Il processo di tariffazione è fondamentale per il successo della compagnia di assicurazione. Il premio che l’impresa assicurativa incassa non solo deve garantire un adeguato livello di redditività ma consentire anche lo sviluppo.

Il premio che l’assicurato paga è il cosiddetto premio di tariffa, formato dal premio puro maggiorato dei caricamenti e al netto del fattore finanziario.

Il premio puro è la parte del premio adibita alla copertura del rischio assicurativo coperto dalla polizza contratta dall’assicurato. L’ammontare del premio puro viene determinato sulla base di osservazioni statistiche e tecniche attuariali ed è finalizzata a far fronte ai costi dei futuri sinistri. Il premio puro è quindi funzione di due variabili principali:
  • la frequenza dei sinistri, che misura la probabilità che si verifichi un sinistro. La frequenza viene stimata sulla base delle osservazioni passate;
  • il costo medio dei sinistri, cioè il danno medio causato da un sinistro che viene risarcito dalla compagnia. Anche il costo medio viene stimato sulla base dell’esperienza passata e di dati statistici.

La precisione e la correttezza della stima della frequenza e del costo medio dei sinistri dipende molto dalla quantità di dati a propria disposizione: maggiore è il numero di osservazioni e informazioni a propria disposizione, migliore sarà la stima delle variabili.

Il premio puro viene maggiorato dei caricamenti, cioè la quota di premio che è destinata:
  • a coprire il rischio tecnico, cioè il rischio che la sinistrosità effettiva si discosti da quella preventivata, utilizzata per il calcolo del premio puro. È in pratica un margine di sicurezza che copre il rischio di una stima non precisa;
  • a coprire i costi di gestione dell’impresa di assicurazione, quali le provvigioni alla rete distributiva, la retribuzione del personale e le spese amministrative;
  • a remunerare il capitale apportato dagli azionisti, i quali richiedono un rendimento pari al tasso privo di rischio maggiorato di uno spread corrispondente al rischio del settore.

In questo ambito è fondamentale la capacità dell’impresa di determinare i caricamenti per i singoli prodotti, attraverso una corretta ed efficiente allocazione dei costi, in quanto si rivela utile in seguito per determinare il margine di profitto sui singoli rami e prodotti.

Il premio di tariffa inoltre deve essere attualizzato, ossia scontato al tasso che si presume di poter investire le riserve tecniche. Quando i tassi di mercato erano molto alti, lo sconto diveniva molto rilevante, ma con il diminuire degli stessi ha portato una riduzione dell’effetto ammortizzante che tale fattore aveva sul premio.

Le imprese di assicurazione cercano di perseguire i due obiettivi di redditività e di sviluppo; questi però sono in contrasto tra loro, ossia sono in un rapporto di trade off: questo vuol dire che un premio di tariffa troppo alto permette un’elevata redditività ma scarso sviluppo, e viceversa. Un modo per ottimizzare il trade off è rappresentato dalla tariffa personalizzata, che consiste nell’offrire ad ogni assicurato (od ogni classe di assicurati) il miglior rapporto qualità prezzo. Le compagnie si differenziano tra di loro nei parametri utilizzati per la personalizzazione della propria offerta, in modo da offrire al cliente un premio commisurato alle sue specifiche caratteristiche di rischiosità.