Un sistema dei trasporti è caratterizzato da tre ordini di elementi:
- la domanda di trasporto, ossia il bisogno di mobilità nello spazio visto come flusso che percorre una determinata rete trovando in essa le condizioni più favorevoli al raggiungimento della destinazione finale;
- i terminali, cioè i punti di accesso/deflusso delle reti di trasporto dove i movimenti sono originati, destinati, trasferiti;
- le reti e i mezzi di trasporto, che includono le infrastrutture e i terminali strutturati ed organizzati nello spazio che sono finalizzati all’offerta dei servizi di trasporto e dei servizi accessori.
Il trasporto intermodale permette di sfruttare più modalità di trasporto per una stessa unità di carico, senza che vi sia rottura del carico stesso. L’intermodalità si poggia sul principio che il servizio di trasporto deve utilizzare la modalità più idonea in base alla distanza e al peso del bene trasportato. Un’efficiente intermodalità può essere realizzato attraverso il coordinamento economico attuato dalle autorità finalizzato a creare le condizioni affinché ciascuna modalità possa concretamente esprimere le proprie convenienze comparative e realizzare un’integrazione tra le diverse modalità. Nel pratico, poiché gli utenti del trasporto scelgono i diversi sistemi sulla base dei prezzi, è necessario internalizzare nei prezzi e nelle tariffe dei diversi servizi di trasporto tutti i costi sostenuti per la fornitura dello stesso, attraverso l’applicazione del principio del full – cost recovery, che imputa a ciascuna modalità tutti i costi sostenuti e le risorse consumate nella fornitura del servizio.
L’intermodalità dipende anche dal ciclo del trasporto, ossia del trasferimento dall’origine alla destinazione.
- se il ciclo è semplice, ossia se l’origine e la destinazione sono coperti da una sola modalità o uno stesso mezzo, si ha l’utilizzo di uno o più mezzi appartenenti alla stessa modalità;
- se il ciclo è complesso, ossia se prevede l’utilizzo di più mezzi o modi di trasporto, si può avere l’uso di due o più modi (bimodale e plurimodale).
Il trasporto si definisce intermodale se presenta le seguenti caratteristiche:
- durante il ciclo di trasporto, l’unità di carico non viene aperta, se non a destinazione o per ispezioni doganali. Per unità di carico si intendono container, casse mobili, semirimorchi e veicoli completi;
- l’unità di carico deve essere trasferita, tra l’origine e la destinazione, da una modalità di trasporto all’altra almeno una volta;
- il trasporto principale deve avvenire utilizzando almeno una delle seguenti modalità: ferrovia, navigazione interna o trasporto marittimo.
La rigidità e la separazione tecnica, economica, gestionale e organizzativa tra le diverse modalità non rendono efficiente ed efficace il ricorso all’intermodalità. Infatti la possibilità di utilizzare più modi di trasporto rende necessaria l’organizzazione di una catena di attività tecniche ed economiche sequenziali ed interdipendenti che possano rappresentare efficacemente un’alternativa alla monomodalità. L’intermodalità deve essere realizzata in maniera da poter conseguire le economie di scala tipiche di ciascuna modalità all’interno di un sistema integrato, al fine di ottenere la massima produttività ed efficienza possibile.
L’intermodalità si può imporre sul mercato offrendo dei servizi di trasporto con prezzi inferiori rispetto al “tutto strada”. Questa politica dei prezzi si può realizzare cercando di:
- puntare sui traffici con grandi volumi;
- migliorare la qualità del trasporto in modo da attirare traffici attualmente serviti dal tutto strada;
- sfruttare i punti di forza derivanti dalla migliore integrazione del trasporto intermodale.
- il ricorso all’intermodalità invece che al tutto strada obbliga una riorganizzazione della logistica e investimenti non indifferenti;
- motivi che limitano le possibilità di scelta effettiva, come la ridotta capacità di molti terminali, le scarse tracce orarie ferroviarie, la congestione dei porti.