“Delicato” perché come spiega lui stesso “la diagnosi è sempre distrazione dei muscoli lunghi del collo, distorsione cervicale con presenza o meno di interessamento neurologico, lussazione e o frattura vertebrale, ecc.. Ma per porre quindi una diagnosi di una patologia dovuta a questo meccanismo di azione è fondamentale visitare a fondo il paziente».
Costanzo non è solo un professore esperto in materia ma vanta anche un’incredibile esperienza nel settore (è stato consulente di Ortopedia e Traumatologia per circa trent’anni presso gli Istituti di Clinica Pediatrica e di Puericultura dell’Università di Roma “La Sapienza”. È Presidente della Società Italiana di Traumatologia della Strada e della Commissione Sanità della LIDU (Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo, membro della FIDH - Federation Internationale des Droits de l’Homme), e membro della AAAM (Association for the Advancement of Automotive Medicine), in cui ha fatto parte del “Board of Directors”. Membro della Consulta Nazionale della Sicurezza Stradale (CNEL), del “Comitato del Ministero degli Affari Esteri per gli Ospedali Italiani e Centri di Cura con Partecipazione Italiana all’Estero”, del Comitato Tecnico Interministeriale Ministero della Salute e della Infrastrutture e dei Trasporti per l’informazione sulla guida di veicoli a motore per persone con disabilità fisica.
Membro esperto del Consiglio Superiore di Sanità e del CCM (sottocomitato scientifico “Salute e Incidenti Stradali”), del Ministero della Salute).
E la sua analisi quindi è particolarmente interessante: «La valutazione di un danno attribuito al meccanismo del colpo di frusta cervicale – spiega il luminare - rientra tra i compiti specifici del medico che deve definire in termini qualitativi e quantitativi la sintomatologia soggettiva e l’obiettività del traumatizzato. La valutazione complessiva del danno alla persona deve essere quindi formulata in prima battuta dal medico che ha osservato per la prima volta il traumatizzato e cioè dal medico di pronto soccorso, che dopo un attento esame clinico e radiografico può formulare una diagnosi, inserendo la patologia rilevata in una classificazione ben articolata secondo un protocollo già sperimentato ed adottato nei paesi più sviluppati del mondo occidentale.
Dopo la prima settimana di trattamento il paziente va rivisto e riformulata la diagnosi secondo il solito protocollo. Si tratta della WAD (Wiplash Associated Disorders), una tabella che consta di quattro gradi. Nei primi due gradi si classificano i casi con una sintomatologia dolorosa senza interessamento neurologico, ( in questi casi la prognosi è fausta e non si possono avere sequele medico- legali a carattere permanente). Nel terzo grado si evidenzia un interessamento neurologico e nel quarto grado fratture e lussazioni cervicali ( in questi due ultimi gradi il danno a carattere permanente è esistente)».
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"