Il problema prezzi secondo le compagnie

Il pensiero delle assicurazioni sui prezzi? Qual è il punto di vista dall’altra parte della barricata rispetto ai clienti che lamentano sempre il caro-tariffe? Un’analisi, molto precisa e dettagliata di questo scenario è stata fatta da Fabio Cerchiai, presidente ANIA, l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, nell’ambito dell’“Indagine conoscitiva sul settore dell’assicurazione di autoveicoli, con particolare riferimento al mercato ed alla dinamica dei premi dell’assicurazione per responsabilità civile auto” presentata al Senato, l’8 novembre del 2011. Ed è subito apparso chiaro che il problema dei costi eccessivi fosse un punto cruciale per le compagnie. Neanche si trattasse di un’associazione di consumatori... La questione infatti è stata immediatamente posta sul tavolo spiegando che la “questione assicurazioni” continua ad essere affrontata come se il problema dei prezzi potesse essere scisso dal problema degli elevati costi dei risarcimenti che, solo in parte, sono imputabili alle frodi e alle speculazioni diffuse.

Il costo di assicurazione

«In più occasioni – ha spiegato Cerchiai in quell’occasione – la nostra Associazione ha avuto modo di segnalare i nodi strutturali che andrebbero sciolti per ridurre i costi e dunque i prezzi pagati dai cittadini e dalle imprese per l’acquisto della polizza obbligatoria. Purtroppo l’elenco dei fattori critici che abbiamo più volte sottoposto all’attenzione del Parlamento è sempre lo stesso, poiché non sono mai stati messi in atto quegli interventi normativi necessari, che, per la loro obiettiva utilità, risultano ora condivisi anche dalle maggiori Associazioni dei consumatori. I problemi, noti da tempo, riguardano principalmente: l’assenza fino ad oggi di strumenti efficaci per combattere le frodi; l’abnorme numero dei danni alla persona di lievissima entità di origine speculativa; il ritardo nell’emanazione della disciplina per il risarcimento dei danni alla persona di più grave entità; o le norme tecnicamente sbagliate come quella che ha alterato il sistema bonus-malus o come quella che ha aumentato i costi di distribuzione mediante l’introduzione del divieto di monomandato agenziale; le incertezze normative e giurisprudenziali che hanno minato il sistema di risarcimento diretto; le carenze macroscopiche ed i ritardi della giustizia civile». Chiaro il problema posto dall’ANIA: come è possibile continuare a dibattere di prezzi, come se gli stessi fossero indipendenti dai costi? Secondo l’associazione infatti è impossibile trascurare le cause della distorsione del sistema risarcitorio della RC Auto, imputando alle sole compagnie la responsabilità della situazione.

«Al riguardo – ha continuato Cerchiai – occorre osservare innanzitutto che disquisire sulla congruità dei valori economici ai fini dell’equo e integrale risarcimento del danno alla persona di natura non patrimoniale è un esercizio che non può condurre a risultati di certezza assoluta, in considerazione dell’incommensurabilità del bene persona. Non si tratta del danno patrimoniale (le perdite economiche subite, il mancato reddito, le spese mediche affrontate a seguito della lesione) che continuano ad essere accertabili agevolmente, ma del danno che in assoluto è di più difficile quantificazione. Il valore dell’uomo, un bene in astratto non monetizzabile, ma che pure deve formare oggetto di una valutazione economica ai fini del risarcimento. E allorché deve essere monetizzato, non può che formare oggetto di una “convenzione”. Vale a dire di un atto che esprima una condivisione sociale ed economica dei valori da applicare, coniugando principi di equità e di sostenibilità del sistema».

Secondo l’ANIA insomma i valori economici, nel rispetto di una congruità e una proporzione di fondo riguardo alla gravità della lesione, vanno valutati anche in relazione alle risorse che la collettività può esprimere in un determinato contesto storico. Andare oltre significherebbe superare la soglia di sostenibilità del sistema risarcitorio. Solo il legislatore, e non certo i tribunali, può realizzare il contemperamento tra gli interessi in gioco.

Ma non è tutto. È la stessa ANIA a riconoscere che la ripresa all’aumento dei prezzi è iniziata nel 2010 e sta proseguendo nel 2011, dopo ben cinque anni consecutivi di riduzione, nel corso dei quali in termini reali, ossia al netto dell’inflazione, il prezzo medio della copertura RC Auto era diminuito di oltre il 20 per cento. Ma perché questi aumenti? La motivazione viene trovata nei problemi della gestione tecnica: su 100 euro di premi incassati, le imprese nel 2009 ne hanno spesi 108. Nel 2010 su 100 euro di premi incassati ne hanno spesi 106. In due anni le imprese hanno perduto oltre un miliardo di euro.

«Non si può e non si deve chiedere alle imprese di assicurazione di avere sistematicamente perdite – spiega Cerchiai – la conseguenza sarebbe il crollo del mercato e le ricadute sarebbero devastanti per i danneggiati, per gli assicurati e per il sistema paese, considerato il ruolo che le imprese di assicurazione svolgono, come è riconosciuto unanimemente, quali investitori istituzionali e fornitori di protezione e di garanzie». Tuttavia, a fronte di questi riconoscimenti non sono mancate le polemiche, legate a quelle che l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici ha definito la roulette delle cifre, con numeri più o meno fantasiosi con aumenti sino al 30 per cento in un solo anno.

«Non è così. Nel 2010 – hanno spiegato – l’aumento medio del prezzo della copertura RCAuto è stato del 4,8 per cento. Nei primi sei mesi del 2011, l’aumento calcolato su base annua è del 5,7 per cento. Anche i dati dell’ ISTAT, che analizza i prezzi di listino (le tariffe) praticati da tutte le imprese nei numerosi comuni che costituiscono il campione statistico oggetto di rilevazione, mostrano a settembre 2011 un aumento tendenziale su base annua del 5,43 per cento.

Si tratta evidentemente di medie a livello nazionale, per cui è possibile che singoli assicurati abbiano subito aumenti più considerevoli. Resta ferma però sempre l’opportunità di sfruttare la concorrenza praticata dalle imprese, che esiste ed è vivacissima, e che può attenuare l’impatto dei costi.

La riduzione della frequenza sinistri che si sta registrando nell’ultimo anno fa auspicare una tendenziale stabilizzazione del prezzo della RC Auto nel corso del 2012, anche se i problemi strutturali di sempre non inducono all’ottimismo».

Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"