Il trasporto, parimenti alla funzione di produzione, contribuisce alla creazione di valore per il cliente finale. Inoltre, tale funzione deve affrontare due situazioni che si sono venute a creare nel recente passato:
- una società sempre più esigente in termini di mobilità;
- la mal sopportazione verso i ritardi cronici e la mediocre qualità nelle prestazioni di determinati servizi.
Non è sufficiente costruire nuove infrastrutture e aprire nuovi mercati, ma riuscire a ottimizzare il settore dei trasporti.
Come detto prima, il mercato richiede:
- una maggiore domanda di mobilità, sempre più articolata e complessa sia per quanto riguarda il trasporto delle persone che delle merci. A questa richiesta il settore deve rispondere con efficienti reti di trasporto, che colleghino internamente ed esternamente il mercato con gli altri mercati;
- una maggiore qualità del servizio di trasporto. Questo può essere affrontato adottando tecniche JIT, in modo tale da assicurare la certezza dei temi di consegna, l’integrità dei carichi e un’informazione tempestiva sullo stato di consegna dei carichi stessi, ossia offrire una migliore affidabilità.
Il settore dei trasporti deve rispondere alla crescente domanda di mobilità, ma deve anche perseguire l’obiettivo di diminuire il consumo di energia nell’UE. Il settore vede la preponderanza del trasporto su strada (75% delle merci e 86% dei passeggeri) e ciò ha causato congestione delle strade e un livello di inquinamento eccessivo. Per questo motivo, l’UE intende potenziare il trasporto fluviale e quello ferroviario.
La capacità di un Paese di competere con le altre economie dipende in larga parte dalla sua dotazione di infrastrutture e il loro funzionamento. Questo è tanto più vero nell’era della globalizzazione, che ha visto integrarsi e connettersi tra loro la maggior parte delle aree geografiche e geopolitiche. Non ci sono più confini alla mobilità di persone e capitali: questi vanno nella direzione dei sistemi economici in grado di attirarli. Le imprese, per rimanere competitive, richiedono di poter avere accesso ad un sistema di fornitura, di componenti e processi sempre più innovativi. Questo si esplica nel global recruitment degli input necessari per il processo produttivo: le imprese espandono il proprio raggio d’azione e alimentano la domanda di trasporto.
Inoltre, le imprese tendono sempre di più a concentrarsi sul proprio core business, esternalizzando altre funzioni come quello del trasporto. Questo crea la necessità di un sistema di trasporto molto sviluppato, che soddisfi le esigenze di fornitura delle imprese. Di conseguenza, le imprese principali che si concentrano sul proprio core business tendono ad assumere la funzione di general contractor in grado di gestire un processo produttivo che si decentra in svariate unità produttive localizzate in diverse aree. Queste diverse unità di produzione devono essere collegate e connesse tra loro attraverso una fitta e sviluppata rete di trasporti.
Con la nascita dell’Unione Europea si assiste alla liberalizzazione multilaterale degli scambi tra i Paesi membri e a varie forme di integrazione regionale. L’UE ha avviato ad un processo in cui gli Stati membri stanno trasferendo gradualmente una parte delle proprie competenze ad un organismo sovranazionale. Una di queste competenze riguarda sicuramente il settore dei trasporti, in quanto solo un intervento a livello comunitario volto alla realizzazione di un’unica infrastruttura europea di trasporto può adeguatamente supportare lo sviluppo e le potenzialità del mercato unico europeo. Di conseguenza, per avere lo sviluppo di un mercato unico si deve avere anche una politica comune dei trasporti, soprattutto perché l’abolizione delle frontiere e le varie misure di liberalizzazione degli scambi stanno stimolando la crescente domanda di trasporto.
Le infrastrutture che permettono l’attuazione e lo sviluppo del settore dei trasporti e dei servizi ad esso connesso possono essere:
- fondamentali, come le vie naturali (mare, aria, laghi e fiumi) e le vie artificiali (strade, ferrovie, canali);
- complementari, come i terminali (scali ferroviari, aeroportuali, portuali, centri di smistamento merci).
Le infrastrutture rappresentano un elemento fondamentale per l’interconnessione tra le attività produttive e tra queste e gli insediamenti abitativi, per il movimento delle persone e delle cose e per la distribuzione delle risorse produttive nello spazio.
Le infrastrutture inoltre hanno caratteristica di indivisibilità:
- di scala (tecniche), ossia che esse devono avere la dimensione tecnica e le attrezzature necessarie per corrispondere alle finalità per le quali vengono realizzati;
- di tempo e finanziaria, ossia che esse devono essere complete per poter essere utilizzate;
- di “minimo quanto misto”, cioè le infrastrutture possono produrre effetti solo se inseriti in un sistema di infrastrutture, in modo da poter svolgere il proprio ruolo di elemento di interconnessione.
Una infrastruttura produce esternalità verso l’ambiente in cui è inserito; tali esternalità possono essere positive, come lo sviluppo delle economie, oppure negative, come i costi sociali quali l’inquinamento atmosferico, delle acque e sonoro.
Gli investimenti nelle infrastrutture non generano reddito visibile, ossia non producono flussi che ripagano l’investimento. Tuttavia vi è una redditività generale o sociale, che è rappresentata dagli effetti di sviluppo che l’infrastruttura produce e consiste nell’apertura di nuove possibilità di scambio, di nuove possibilità di movimento di persone, di nuove possibilità di localizzazioni produttive, residenziali, di nuove opportunità di specializzazione e divisione territoriale del lavoro. Si tratta quindi di un reddito che si manifesta nel tempo e che ha effetti sull’occupazione, sulla produttività dell’area direttamente interessata dall’infrastruttura ecc…
Inoltre vi è una serie di effetti che riguarda l’utilizzo del territorio intorno o sotto il raggio d’influenza dell’infrastruttura. Infatti intorno all’infrastruttura di trasporto si formano delle fasce di territorio più o meno ricercate dagli insediamenti produttivi e abitativi, in funzione della distanza dell’infrastruttura stessa e della possibilità di raggiungerla agevolmente. L’infrastruttura è quindi in grado di valorizzare l’area su cui sorge e assume una rilevanza dal punto di vista economico.
Le infrastrutture possono inoltre generare un altro tipo di reddito, rappresentato dagli effetti moltiplicativi di reddito e occupazione derivanti dall’investimento. Questi effetti si manifestano attraverso i redditi distribuiti direttamente con il processo produttivo di costruzione dell’infrastruttura, le attività produttive mobilitate dalla costruzione e i redditi distribuiti da queste ultime.
L’ultima categoria di redditività è quella che incide sui costi di trasporto, ossia tasse, pedaggi da pagare affinché gli investitori possano rientrare dei capitali investiti. Non c’è un diretto collegamento tra l’infrastruttura e il capitale investito.
Le fasi di vita di un’infrastruttura di trasporto sono essenzialmente quattro:
- la fase di “gestione”, che attiene alla costruzione dell’infrastruttura;
- la fase di “infanzia”, che è relativa all’avvio dell’infrastruttura;
- la fase di “maturità”, nel quale l’infrastruttura entra nel pieno dell’operatività e produce gli effetti di sviluppo ed economici generali, nonché i redditi al conseguimento dei quali è stata progettata;
- la fase di “obsolescenza”, se l’infrastruttura non mantiene le condizioni adeguate per rispondere alle esigenze di traffico e al progresso del modo di trasporto per il quale è stata costruita, oppure la fase di “saturazione” se l’infrastruttura è caratterizzata da un volume di traffico che tende a superare la sua capacità, ossia l’ammontare di traffico che su un’infrastruttura può svolgersi in condizioni di soddisfacente sicurezza e fluidità.