Soprattutto per quanto riguarda il Mediterraneo, l’UE preme verso la risoluzione di diversi problemi che coinvolgono il traffico marittimo:
- la riqualificazione dei porti;
- l’intermodalità;
- la cantieristica;
- la navigazione interna;
- i costi del trasporto;
- la ricostruzione di flotte la riqualificazione del personale marittimo;
- la definizione delle acque territoriali, il cabotaggio e l’inquinamento.
- alla tendenza ad accorciare i percorsi tra l’Estremo Oriente e il Nord America passando per il Mediterraneo;
- alla nuova competitività dei porti del Sud Europa grazie alla maggiore efficienza del sistema di trasporti intermodale.
- la diffusione del transhipment, cioè il trasferimento di merci da un vettore ad un altro per la continuazione del viaggio, che ha consentito di servire anche mercati e destinazioni con domanda debole, che sarebbero stati esclusi dal mercato;
- la riduzione dei costi di handling portuale, grazie alle innovazioni tecnologiche e maggiore professionalità della forza lavoro;
- la privatizzazione delle banchine, la quale ha consentito l’ingresso di operatori specializzati;
- lo sviluppo della logistica portuale.
La debolezza del sistema portuale italiano, nonostante stia recuperando la propria importanza, soprattutto nel contesto internazionale è riconducibile:
- alla frammentazione del sistema portuale. Esistono numerosi porti ma la stragrande maggioranza non possiede le dimensioni, le infrastrutture e potenzialità commerciali rilevanti;
- all’assenza di un porto principale che possa competere a livello globale;
- all’assenza di una politica di investimenti finalizzata allo sviluppo delle infrastrutture e dell’intermodalità;
- ad ostacoli di tipo amministrativo e giuridico dei terminalisti privati;
- all’eccessivo costo del trasporto intermodale offerto e la minore produttività dei porti nazionali nelle operazioni di carico e scarico.
- la maggior concentrazione produttiva e commerciale del retroterra;
- la presenza di una rete capillare di infrastrutture che penetrano nel continente;
- l’esperienza organizzativa nel traffico intermodale.
- la conferenza di Barcellona del 1995, in cui il traffico marittimo viene considerato fondamentale per la promozione e lo sviluppo del partneriato euro mediterraneo;
- il consiglio europeo di Copenaghen del 2002, che concentra l’attenzione sul bisogno di aumentare la cooperazione transfrontaliera e regionale con i Paesi limitrofi. Nasce il concetto di prossimità nelle relazioni tra UE e i vicini orientali e meridionali.
In base a queste linee d’azione, il trasporto via mare assume un ruolo principale, anche nel sostegno all’attuazione dei programmi relativi all’intermodalità e alla sostenibilità ambientale. I progetti quindi prevedono:
- lo sviluppo e il miglioramento delle infrastrutture;
- lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni;
- il rispetto delle norme del diritto marittimo internazionale;
- il collegamento dei partner mediterranei con la rete trans europea.
L’importanza trasporto marittimo per l’Ue è ben spiegato dai numeri:
- vengono effettuate via mare il 90% degli scambi con l’estero e il 45% degli scambi interni;
- vengono movimentate nei porti comunitari oltre 1miliardo di tonnellate di merci;
- le compagnie marittime dell’UE controllano un terzo della flotta mondiale;
- gli addetti operanti nel settore sono circa 2,5 milioni.
- sicurezza, soprattutto in seguito agli attentati dell’11 settembre. I mezzi di trasporto sono facilmente esposti a minacce terroristiche. L’UE ha emanato un regolamento relativo al miglioramento della sicurezza delle navi e degli impianti portuali;
- ICT e la diffusione delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni nel campo della logistica e dei trasporti;
- un contesto normativo di riferimento chiaro e uniforme;
- adeguamenti tecnologici nei terminal per garantire operazioni di carico/scarico nei tempi e costi opportuni;
- organizzazione logistica e del lavoro che consenta di operare nei tempi e nei costi previsti.