Assicurazioni, specie protetta

Assicurazione Auto

C’è un dato, sfuggito ai più, che deve fa riflettere. E che è la prova di come le compagnie di assicurazione siano vittime di un sistema che, danneggiando gli automobilisti, finisce per strangolare anche le società assicuratrici stesse: l’evoluzione delle compagnie di assicurazioni operanti in Italia nel 2010. Il dato arriva dell’ANIA nel rapporto L’assicurazione italiana 2010-2011 che dimostra come le imprese di assicurazione in esercizio al 31 dicembre 2010 erano 242 (241 alla stessa data dell’anno precedente), di cui 151 aventi sede legale in Italia (156 nel 2009) e 91 rappresentanze di imprese estere (85 un anno prima), per la maggior parte comunitarie (89). Ma nel corso dell’anno vi sono stati alcuni casi di imprese operanti in Italia che hanno deciso di modificare la loro presenza sul territorio operando non più come imprese italiane ed extra UE ma come rappresentanze di imprese europee; ciò contribuisce a spiegare l’aumento delle imprese estere con sede in un paese UE e la diminuzione delle imprese italiane e delle rappresentanze di imprese extra UE. Inoltre, alla data del 31 dicembre 2010, operavano in regime di libera prestazione di servizi 959 imprese con sede nell’UE (o in altri paesi aderenti allo Spazio Economico Europeo). A questa situazione si è arrivati a seguito di fusioni e acquisizioni di imprese avvenute nel mercato assicurativo italiano, tutte operazioni legate da un unico filo rosso: il tentativo di resistere a una crisi del settore che si sta facendo sempre più forte e che – per alcune compagnie – è diventata davvero insostenibile.

In numeri questo significa che il risultato d’esercizio delle imprese di assicurazione italiane è stato negativo (-726 milioni) nel 2010. Il ROE (Return On common Equity, un indice di redditività del capitale proprio che esprime in massima sintesi i risultati economici complessivi) del settore è stato infatti pari a -1,5 per cento (8,5 per cento nel 2009) e per la prima volta dal 2000, il risultato tecnico del settore danni è stato negativo (-400 milioni). Anche il settore vita ha registrato un risultato tecnico negativo (-260 milioni), che segue quello positivo per oltre 3 miliardi del 2009.

Così secondo le stime dell’ANIA nel 2011, la raccolta premi totale (danni e vita) del lavoro diretto italiano dovrebbe raggiungere i 122 miliardi di euro, in calo (2,9 per cento) rispetto all’anno passato; l’incidenza di tali premi sul PIL sarebbe pari al 7,83 per cento, in riduzione rispetto all’8,13 per cento del 2010. Per il 2011 la raccolta premi danni complessiva dovrebbe così arrivare a 36,7 miliardi e l’incidenza rispetto al PIL aumentare solo lievemente, passando dal 2,31 per cento del 2010 al 2,35 per cento del 2011.

E per quanto riguarda il ramo RCAuto, dopo tre anni di progressiva diminuzione, si è registrato un aumento del volume premi pari al 4,5 per cento. L’aumento della raccolta premi e la crescita moderata dell’onere dei sinistri hanno comportato una diminuzione del combined ratio che è passato dal 107,7 per cento del 2009 al 105,7 per cento del 2010.

Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"