Il gentil sesso mostra infatti una maggiore attenzione alla guida ed un reale interesse alla manutenzione dell’auto, superiore rispetto a quello maschile. Una recente ricerca della APCO Insight, la gigantesca società di analisi di Washington, condotta su un totale di 3.500 automobilisti in Belgio, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Gran Bretagna, evidenzia infatti una minore predisposizione delle donne ad adottare comportamenti scorretti alla guida.
Ne è un esempio l’elevato numero di uomini (71 per cento) che ammettono di essere pronti a superare più di un veicolo contemporaneamente su una carreggiata a doppio senso di marcia, contro il 53 per cento delle donne. O ancora di coloro che confessano di aver provato a spingere l’auto fino alla velocità massima (46 per cento gli uomini, 30 per cento le donne). Non solo: la ricerca evidenzia poi che in Europa la percentuale dei guidatori maschi che ammette di mettersi al volante per tornare a casa dopo aver bevuto un paio di bicchieri di birra o di vino è quasi doppia rispetto a quella delle donne (39 per cento contro 22 per cento).
Non solo: gli uomini sono più propensi a superare i limiti di velocità in caso di neve o ghiaccio (33 per cento contro il 21 per cento delle donne), mentre c’è una minore differenza tra i due sessi quando ci si trova davanti ad un semaforo giallo: il 76 per cento dei guidatori maschi ammette di accelerare invece di rallentare, ma lo fa anche il 71 per cento delle donne. Insomma, in fatto di sicurezza non c’è partita: le donne battono nettamente gli uomini.
Così le assicurazioni si sono adeguate, facendo pagare di più gli uomini. Fino ad oggi però: adesso una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE ha stabilito che dal 21 dicembre 2012 questa discriminazione non sarà più possibile.
«Prendere in considerazione il sesso dell’assicurato quale fattore di rischio nei contratti di assicurazione costituisce una discriminazione», ha fatto sapere la Corte dando ragione a un’associazione belga per i diritti del consumatore e a due privati cittadini, autori di un ricorso contro la legge belga di trasposizione della direttiva UE che ammetteva la deroga.
La direttiva 2004/113/CE vieta qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro fornitura – ricorda la Corte – in linea di principio, essa vieta di prendere in considerazione il criterio del sesso per calcolare i premi e le prestazioni assicurative dei contratti di assicurazione conclusi dopo il 21 dicembre 2007 (termine ultimo per la trasposizione della direttiva).
Essa prevede però un’eccezione in virtù della quale gli Stati membri possono, a partire da tale data, autorizzare delle deroghe alla regola dei premi e delle prestazioni unisex, a condizione che possano garantire che i dati attuariali e statistici su cui si basano i loro calcoli sono affidabili, regolarmente aggiornati e a disposizione del pubblico».
Le deroghe, ricorda la Corte, sono consentite solo se la legislazione nazionale non ha già applicato la regola dei premi e delle prestazioni unisex e cinque anni dopo il termine ultimo per la trasposizione della direttiva, ossia il 21 dicembre 2012, gli Stati membri devono riesaminare la motivazione delle deroghe, tenendo conto dei più recenti dati attuariali e statistici e della relazione presentata dalla Commissione tre anni dopo la data di recepimento della direttiva. Il rischio, secondo la Corte, è che «la deroga alla parità di trattamento tra donne e uomini prevista dalla direttiva sia permessa dal diritto dell’Unione a tempo indefinito. Pertanto, una disposizione che consenta agli Stati membri interessati di mantenere senza limiti di tempo una deroga alla regola dei premi e delle prestazioni unisex è contraria alla realizzazione dell’obiettivo della parità di trattamento tra donne e uomini e deve essere considerata invalida alla scadenza di un adeguato periodo transitorio».
Insomma, andiamo verso una RC Auto unisex in Europa, anche se la federazione europea delle compagnie assicuratrici, la CEA, appare perplessa: «La decisione dei giudici di non riconoscere che il sesso rappresenta un legittimo fattore nella tariffazione dei contratti – spiegano – è una brutta notizia per i clienti delle assicurazioni perché anche se gli uomini hanno una percentuale di incidenti di auto nettamente superiore a quella delle donne conducenti, questo non si potrà più riflettere sui premi di assicurazione».
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"