Il bilancio delle imprese di assicurazione

Il D.Lgs. n. 173/1997 (Attuazione della direttiva 91/674/CEE in materia di conti annuali e consolidati delle imprese di assicurazione), che attualmente è stato abrogato e sostituito dal Codice delle Assicurazioni private, disciplinava la redazione del bilancio delle imprese assicurative, in modo da tenere conto della peculiarità del loro processo produttivo. Nel passato, le imprese potevano essere miste, ossia potevano operare sia nel ramo vita sia nel ramo danni. A partire dal 1979 le imprese di assicurazione hanno dovuto scegliere di specializzarsi in uno dei due rami assicurativi.

Bilancio


Per quanto riguarda il conto economico, le voci inerenti alla gestione tecnica sono:
  • i premi incassati, che rappresentano una voce positiva del conto economico. Il volume della raccolta premi dipenda dalla quota di mercato, dal posizionamento dell’impresa, dalla diversificazione geografica e di prodotto ecc…
  • i sinistri liquidati e la quota di sinistri di competenza dell’esercizio ma non ancora liquidati. L’ammontare dei sinistri pagati dipende dall’efficienza della struttura liquidativa e dalla diversificazione del portafoglio per ramo assicurativo e la durata dei rischi assunti;
  • le spese di gestione, inerenti alla struttura organizzativa, alle strategie distributive, al modello gestionale ecc…
  • il saldo tecnico della riassicurazione, che è indice della politica di riassicurazione adottata, soprattutto in termini di tipologia di rischi trasferiti ad un riassicuratore.

Le voci di conto economico della gestione finanziaria invece sono:
  • i risultati derivanti dall’attività di investimento iscrivibili al conto tecnico, in quanto imputabili alle riserve tecniche;
  • i risultati derivanti dall’attività di investimento iscrivibili al conto non tecnico, in quanto imputabili al capitale proprio.

Oltre alla gestione ordinaria, composta dalla gestione tecnica e da quella finanziaria, l’impresa assicurativa consegue dei ricavi e dei costi derivanti dalla gestione straordinaria. Questi includono tutti i proventi e gli oneri non attinenti all’attività caratteristica dell’impresa assicurativa.

Per quanto riguarda lo stato patrimoniale, l’impresa di assicurazione presenta delle voci nell’attivo e altre voci nel passivo.

Nell’attivo patrimoniale vengono iscritti gli impieghi, soprattutto quelli posti a copertura delle riserve tecniche e per le quali l’Isvap pone dei vincoli in termini di sicurezza, redditività, diversificazione e liquidità, a tutela degli assicurati.

Il passivo patrimoniale include le fonti di finanziamento dell’impresa assicurativa, come:
  • le riserve tecniche, da cui dipende la capacità futura dell’impresa di assicurazione di far fronte ai rischi in portafoglio e la sua solidità;
  • il capitale sociale e le riserve patrimoniali, che misurano il grado di patrimonializzazione dell’impresa. L’Isvap pone dei coefficienti patrimoniali da rispettare, al fine della vigilanza prudenziale e per garantire un certo margine di solvibilità;
  • i debiti finanziari, i quali misurano il ricorso alla leva finanziaria. Solitamente le imprese di assicurazione non dovrebbero avere la necessità di richiedere dei finanziamenti, in quanto hanno il ciclo produttivo invertito. Tuttavia vi sono situazioni in cui l’impresa presume di poter sfruttare l’effetto della leva finanziaria.

Infine, per quanto riguarda le riserve tecniche e le attività poste a loro copertura, vi sono due classi:
  • classe C, in cui sono iscritti gli attivi e le riserve relativi a polizze tradizionali e a polizze rivalutabili, che retrocedono all’assicurato una quota degli utili finanziari conseguiti. La contabilizzazione delle voci è a costo storico;
  • classe D, in cui sono iscritti gli attivi e le riserve relativi a polizze index linked, a polizze unit linked e a fondi pensione. La contabilizzazione delle voci è a valore di mercato.