«Il nostro impegno deve crescere sempre di più per arginare le tragedie legate agli incidenti stradali che causano un morto ogni due ore». Questa la posizione ufficiale di Sandro Salvati, recentemente scomparso, e storico presidente della Fondazione ANIA per la sicurezza stradale, costituita dalle compagnie di assicurazione nel 2004, oggi presieduta da Aldo Minucci «per affrontare l’emergenza nazionale rappresentata dagli incidenti stradali a livello di sistema». La Fondazione ha, infatti, proprio l’obiettivo di individuare e realizzare attività che possano concretamente contribuire al miglioramento dei livelli di sicurezza sulla strada, soprattutto attraverso politiche di rafforzamento della prevenzione e del controllo. E la linea “politica” dell’ANIA parla chiaro: gli incidenti stradali sono un male sociale e questi lutti e dolori devono indurci tutti a fare di più. Gli ultimi dati ACI-ISTAT sull’incidentalità stradale in ogni caso ci regalano buone notizie, con una diminuzione delle vittime della strada, «ma non possiamo dirci ancora soddisfatti dei progressi fatti in termini di riduzione della gravità degli incidenti perché», ci ha ricordato Salvati con un commento ufficiale pubblicato sul sito dell’ANIA nell’autunno del 2011, prima che la malattia lo costringesse ad abbandonare il suo impegno, «ancora oggi muoiono più di 4000 persone l’anno. Per questo l’incidentalità stradale resta dunque un male sociale che deve essere aggredito con forza sempre maggiore da tutti i soggetti operanti nel settore, dai magistrati che devono assicurare certezza delle pene, al legislatore che deve promulgare norme adeguate ai cambiamenti degli stili di vita, ma anche ad ogni singolo cittadino perché ognuno può e deve fare la propria parte nel combattere questa battaglia. E lo si può fare intervenendo innanzitutto sui comportamenti al volante, responsabili o corresponsabili di oltre l’80 per cento degli incidenti stradali. Velocità, distrazione, alcol, droga: tutti sappiamo i pericoli che ne conseguono quando si guida. Ogni ora di ogni giorno, e soprattutto oggi, ricordiamoci le gravi conseguenze che possono comportare ed impegniamoci a dire basta una volta per tutte».
«In un Paese che invecchia», proseguì Salvati, «come possiamo tollerare che i giovani – il nostro futuro – siano distrutti da comportamenti demenziali alla guida? Se continuiamo di questo passo, nel giro di 10 anni rischiamo di veder sparire la popolazione di una città di provincia di medie dimensioni. Si tratta di una strage a puntate che bisogna continuare a combattere con tutti i mezzi a nostra disposizione».
Non si può dimenticare l’enorme gap che ci separa da altri Paesi, come la Francia, in cui, a parità di parco autoveicoli circolante, gli incidenti risarciti dalle imprese di assicurazione sono stati 1 milione e 700 mila e i feriti poco più di 200 mila. Da anni le compagnie di assicurazione hanno costituito la Fondazione ania per la Sicurezza Stradale e sono impegnate in progetti di comunicazione e sensibilizzazione dei guidatori e in particolare dei giovani. Ultima in ordine di tempo la campagna contro la guida distratta che nell’ultimo fine settimana ha visto il coinvolgimento del mondo del calcio.
«Gli incidenti stradali sono la più grande tragedia d’Italia», ribadì il Presidente Salvati, «e quindi bisogna percorrere qualsiasi strada per sensibilizzare i conducenti. Un terzo degli incidenti stradali sono causati dalla distrazione al volante. Non a caso il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon l’ha definita una vera e propria epidemia e per questo la Fondazione ania, durante il 2010, ha voluto mandare un messaggio semplice e diretto a tutti gli automobilisti: “Quando guidi, pensa a guidare”».
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"