«Anche su questo tema – ha spiegato Cerchiai – le imprese vengono a torto ritenute quantomeno acquiescenti rispetto al fenomeno, poiché ne scaricherebbero gli effetti sulle tariffe. La verità è che il settore assicurativo privato, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei (dove infatti le frodi scoperte sono molte di più), non è in grado di organizzare un sistema antifrode articolato, perché glielo impedisce una rigida impostazione della disciplina della tutela della privacy. Le imprese non possono trattare in comune le informazioni sensibili relative ai comportamenti degli assicurati e dei danneggiati per impiegarle nell’attività liquidativa o nell’organizzazione delle investigazioni necessarie per disporre degli elementi probatori da far valere in un giudizio penale.
Le compagnie italiane, a differenza delle imprese di altre nazioni, devono misurarsi con una normativa in materia di liquidazione sinistri particolarmente onerosa in termini di tempistica e di modalità da osservare per l’offerta risarcitoria, con relative elevate sanzioni in caso di mancato rispetto della procedura. Nel caso di sinistri fraudolenti i tempi concessi da tale disciplina risultano insufficienti per condurre gli approfondimenti utili a smascherare i frodatori e a querelarli».
Forte anche la denuncia nei riguardi del sistema giudiziario, sia in ambito penale (molti procedimenti per frode si concludono con la prescrizione dei termini) sia in ambito civile (rispetto ai costi da affrontare nonché alle scarse chances di successo delle imprese nei giudizi dinanzi alla magistratura non togata). «La conoscenza del mondo della liquidazione sinistri in RCAuto – ha detto Cerchiai – è essenziale per poter intervenire con successo nella lotta alle frodi. In pratica, come è stato detto autorevolmente in passato, “conoscere per legiferare”. Intendiamo perciò offrire il nostro contributo di natura eminentemente tecnica». Vedremo come finirà. Certo è che quello che si è fatto fino a oggi non piace affatto alle compagnie. Anzi. L’articolato approvato dalla Camera e poi rimasto bloccato all’esame del Senato, è fonte di dura contestazione. Di fatto secondo l’Ania non serve a nulla perché non si fa nascere un organismo antifrode, ma semplicemente un gruppo di lavoro a composizione prevalentemente amministrativa e, addirittura, con incarichi a tempo determinato, che dovrebbe presiedere ad una serie di attività complesse, senza disporre di struttura dedicata e qualificata.
Se si volesse, invece, dare concreto impulso all’attività antifrode, secondo le compagnie di assicurazioni, occorrerebbe pensare un organismo di prevenzione dotato di autonomia gestionale e patrimoniale e, soprattutto, costituito da una struttura operativa composta da personale specializzato nelle investigazioni proveniente dalle Forze di Polizia, con un ridotto personale amministrativo di supporto.
Ovviamente l’intero sistema non dovrebbe gravare sul bilancio statale e le imprese di assicurazione sono pronte a finanziarlo con apposito contributo, e già questa ammissione costituisce un grosso passo avanti. Ma l’Ania avanza anche una proposta precisa: far fare le indagini sui casi sospetti – con i ben più ampi poteri – dalla polizia giudiziaria. «La proposta – spiega Cerchiai – risulta coerente con la natura obbligatoria dell’assicurazione e con il connesso interesse pubblicistico a tutelare la collettività dei soggetti tenuti all’adempimento dell’obbligo. La frode nell’assicurazione RC Auto colpisce tutti i cittadini. La proposta di prevedere la sua perseguibilità d’ufficio è coerente anche con quanto previsto dall’articolo 640 del codice penale, che la prescrive per i casi di truffa nei confronti dello Stato o di enti pubblici. Nel caso della RC Auto, è evidente la stretta analogia tra interesse dello Stato e interesse dell’intera comunità che lo compone. Come anticipato, la perseguibilità d’ufficio potrebbe essere prevista solo per i casi in cui l’organismo antifrode segnali alla magistratura competente le situazioni di sospetta frode, estratte dagli archivi dati interconnessi o frutto di apposite investigazioni effettuate».
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"