L’inchiesta dell’albo Trasportatori

«I costi dell’autotrasporto viaggiano più veloci dei camion: negli ultimi mesi, aumenta ogni voce del bilancio degli autotrasportatori. Gasolio in primo luogo, ma anche le assicurazioni Rca». Questa la denuncia di un’inchiesta pubblicata da TIR – La rivista dell’autotrasporto, nel maggio del 2011. Una denuncia importante e “pesante”, perché arrivata di fatto da un organo ufficiale visto che TIR non è un mensile qualsiasi ma la rivista ufficiale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Comitato Centrale Albo Autotrasportatori.

Rifornimento carburante

Così si è scoperto che dopo il caro-carburante (pesa sui costi d’esercizio fino al 37,1 per cento, nel caso di veicoli pesanti che operano sulle lunghe distanze) è proprio l’assicurazione obbligatoria RCA a mettere in allarme il settore visto che – dopo un aumento medio dei prezzi del 18 per cento – stimano che quest’anno si avrà un ulteriore aumento medio del 12 per cento. L’elemento appare esplosivo se si stringe l’osservazione ad alcune regioni italiane, che mostrano tassi d’incremento molto superiore a quello medio nazionale. Situazione che si aggrava ulteriormente nell’autotrasporto, al punto che le Associazioni di categoria la stanno inserendo tra le emergenze nazionali. Così, proprio da un’altra inchiesta di TIR si scopre che i premi RCA per i veicoli adibiti al trasporto di merci sono addirittura raddoppiati nel Mezzogiorno, colpendo soprattutto le piccole imprese, che non hanno alcuna forza contrattuale né accordi quadro con le compagnie. Fino ad un paio di anni fa, in Campania o in Sicilia, esistevano convenzioni che prevedevano premi da 1.200-1.300 euro l’anno, mentre oggi l’autotrasportatore ne paga, a parità di condizioni, come minimo 3.000-4.000 euro, per contratti che prevedono franchigie. «Ma ci sono anche padroncini che in agenzia hanno ricevuto preventivi fino a 13mila euro», ha dichiarato a TIR un esperto del settore, che poi ha proseguito: «Nel caso di un operatore che ha subito tre sinistri, il premio può salire fino a 28mila euro l’anno».

Le compagnie d’assicurazione giustificano queste richieste con il forte aumento dei risarcimenti che giungerebbe dalle regioni meridionali, aggiungendo che una parte rilevante di questi sarebbe frutto di vere e proprie truffe.

Una tesi che forse può valere per le autovetture o i veicoli leggeri che viaggiano in ambito locale, ma che non ha senso quando si parla di veicoli industriali pesanti che operano sull’intero territorio nazionale o addirittura in ambito internazionale. In questo caso, infatti, non è affatto significativo se nel luogo dove ha sede l’impresa che stipula il contratto d’assicurazione c’è un elevato tasso d’incidentalità, perché il camion può viaggiare in prevalenza in zone più “tranquille”. Si crea, così, un effetto distorsivo della concorrenza all’interno degli stessi confini nazionali. Tenendo conto che oggi è impensabile tornare ad un regime di premi contingentati, come si può affrontare la questione?

Una risposta – secondo TIR – potrebbe essere quella di spostare la sede dell’impresa a nord, dove i premi sono decisamente più bassi, ma è evidente che questa suona più come una provocazione che come una reale soluzione, perché è impraticabile da parte delle piccole e medie aziende d’autotrasporto (mentre quelle più grandi o lo hanno già fatto, magari all’estero, oppure hanno accordi più vantaggiosi con le compagnie d’assicurazione).

Qualcuno affronta la questione con modi criminali, ossia rivolgendosi a false compagnie d’assicurazione. Ma è una via che può condurre direttamente a denunce penali. Chi aderisce ad un’Associazione di categoria può utilizzare prodotti convenzionati che, essendo tarati su medie nazionali, non presentano generalmente enormi differenze a livello geografico. Tuttavia, è evidente che bisogna trovare una soluzione per tutti e questo è stato il tema di un Tavolo avviato tra rappresentanti dell’autotrasporto e delle compagnie assicuratrici, che però non ha finora determinato risultati concreti, anche se ha stimolato la nascita di alcune proposte da parte dei vettori per stilare una sorta di “protocollo antifrode”, che sarebbe il presupposto per un abbassamento dei premi assicurativi.

Bisogna innanzitutto separare l’autotrasporto professionale dagli altri utenti della strada quando si stilano le statistiche su incidentalità e frodi, così da valutare il rischio in modo preciso e corretto. Il secondo passo fondamentale è trovare modi per analizzare in modo oggettivo le singole imprese con strumenti più sofisticati dell’attestato di rischio. In questa attività, si può ipotizzare una collaborazione tra le Associazioni dell’autotrasporto e quella che rappresenta le compagnie assicuratrici. In tale ambito, potrebbe sorgere anche un organismo di controllo dedicato al trasporto delle merci. Ma esiste anche una soluzione tecnologica, che è già stata sperimentata in alcuni consorzi d’imprese d’autotrasporto: installare a bordo del veicolo una “scatola nera” in funzione antitruffa, che in caso di denuncia di sinistro accerti l’esatta dinamica degli eventi, aiutando a smascherare i falsi sinistri ed a stabilire le responsabilità di quelli veri.

Infine, da questa approfondita inchiesta, è emersa anche la possibilità di coinvolgere il Fondo di Garanzia dell’Autotrasporto, che potrebbe stabilire una procedura che tuteli le imprese d’assicurazione sull’effettivo incasso delle franchigie. Insomma, le proposte da parte dell’autotrasporto per disinnescare una potenziale situazione esplosiva non mancano davvero.

Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"