A guardare i numeri (in Italia i sinistri sospettati di frode sono il 2,3 per cento sul totale degli incidenti, contro il 12 per cento della Gran Bretagna, il 7 per cento della Germania, il 5 di Francia e il 4 di Spagna) l’Italia sembrerebbe un Paese virtuoso. Ma qual è la realtà? «La situazione è ben diversa da quello che appare» ha spiegato Alessandro Santoliquido, direttore generale di SARA assicurazioni al convegno di fine 2011 tenutosi a Riva del Garda sulle Polizie Locali, «anzi, secondo le nostre stime, nel nostro Paese le frodi sulla RC Auto riguardano perlomeno il 10-20 per cento del totale liquidato a livello nazionale. Ed è una stima prudenziale..». Le nostre statistiche insomma sono sbagliate, ma non è tutto: «Se il 2,3 per cento degli incidenti è ritenuto a rischio truffa, ha continuato Santoliquido, questa è la tipica “media del pollo”. Come la si spalma sulle varie zone del Paese? Ecco i dati: 0,33 per cento nel Trentino, 0,32 per cento in Friuli e quasi 10 per cento in Campania e 6 per cento circa in Puglia. Ma perché in Italia è così facile frodare l’assicurazione? «I motivi sono tanti – ha sostenuto sempre Santoliquido – perché c’è, innanzitutto, una sottostima del comportamento antisociale di chi froda: così come non ci rendiamo conto che quando uno non paga le tasse in realtà sta truffando tutti, così non ci rendiamo conto che chi non paga l’assicurazione non sta frodando solo la compagnia, ma il sistema assicurativo nel suo complesso. E quindi anche gli altri assicurati. C’è, insomma, un nesso che lega le frodi al rilevante incremento del premio assicurativo specialmente in alcune zone del Paese. Le truffe, infatti, fanno lievitare i costi dei risarcimenti, e le compagnie, che non sono enti di beneficenza, ripianano le perdite alzando il prezzo del premio assicurativo. C’è chi, a questo punto, si sente legittimato a truffare l’assicurazione. Da qui si innesca un circolo vizioso. Per tutti. Ecco comunque spiegato, considerando anche il maggior numero di sinistri e la grandezza dei risarcimenti danni alle persone definiti dai tribunali», rimarca Santoliquido, «perché, a volte, il costo della RCAuto è doppio rispetto a molti dei Paesi con i quali ci possiamo confrontare».
Uno dei problemi toccati dal manager è anche l’assenza di uno straccio di banca dati che contenga nomi e cognomi dei truffatori; anche se ora si sta cercando di ricostituirla in ISVAP: «Questa banca dati c’era. Ed era quella dell’Ania, l’Associazione nazionale tra le imprese di assicurazione. Poi, è stata smantellata. Per quale motivo? È intervenuto il Garante della privacy il quale ha ritenuto illegale quella banca-dati in quanto le compagnie si scambiavano tra di loro le informazioni sugli assicurati, contravvenendo quindi alle norme sulla tutela della privacy. Incredibile, ma vero. Personalmente, come cittadino» fa notare Santoliquido, «non mi interessa sapere che qualcuno conserva i dati del mio incidente. Ma ai truffatori ha fatto sicuramente piacere la soppressione di un sistema centrale di controllo e contrasto delle frodi...
Per combattere questa piaga, una modifica al sistema dei risarcimenti andrebbe fatta. Le compagnie» ha raccontato ancora Santoliquido, «sono obbligate a pagare il danneggiato in 30 giorni quando viene presentato un modulo Cid a due firme, altrimenti in 60 giorni se il modulo porta una firma sola. Se l’assicurazione sospetta che dietro la richiesta di risarcimento c’è una frode, deve pagare comunque il sinistro (anche se in nuovo decreto ha appena introdotto un primo limitato miglioramento consentendo di bloccare per altri 30 giorni per indagini) rispettando queste tempistiche; in caso contrario è soggetta alle sanzioni dell’ISVAP» che sono care e salate. Esempio? «Se dopo 120 giorni dalla denuncia del sinistro che vale 500 euro il danneggiato non è ancora stato risarcito, la sanzione dell’ISVAP può arrivare anche a 60.000 Euro».
Ma perché le assicurazioni sono restie a querelare l’assicurato per frode? Perché il sospetto non vale, servono le prove. E se queste non sono più che fondate, la compagnia rischia a sua volta di essere querelata per calunnia da coloro che sono veri e propri professionisti della truffa e che sanno, quindi, maneggiare i mezzi legali a loro disposizione.
L’Italia della frode è cambiata dagli anni Novanta a oggi. Venti anni fa l’imbroglio si basava soprattutto «sul sinistro simulato o provocato ad arte» che causava quasi esclusivamente danni alle automobili. Infatti, il 70 per cento dei risarcimenti veniva richiesto per danni alle cose. «Ma simulare un sinistro alla perfezione richiede competenze specifiche; bisogna essere dei professionisti del finto incidente».
Oggi quella percentuale si è rovesciata: il 70 per cento delle denunce riguarda i risarcimenti alle persone. Che rappresentano una spesa maggiore per le compagnie: «Un sinistro con quattro persone a bordo di un’auto tamponata che sostengono di avere avuto il colpo di frusta costa all’assicurazione 15/16 mila euro» spiega Santoliquido. Il «sinistro simulato o provocato ad arte», insomma, è diventato così molto più facile e remunerativo di un tempo.
Lo dimostrano alcuni dati. «Ci sono province nelle quali su 100 assicurati ci sono più di quattro incidenti con danno alle persone, una frequenza superiore ai sinistri totali che accadono in Francia». Le province con maggiore frequenza di danni fisici sono quelle di Taranto, Brindisi, Crotone, Bari, Vibo Valentia, Foggia, Napoli, Reggio Calabria, Avellino e Catania. Le prime 10 che hanno, invece, una frequenza di sinistri molto più bassa sono, nell’ordine: Pordenone, Cuneo, Verbania, Trento, Udine, Sondrio, Vercelli, Biella, Belluno e Bolzano.
Non solo: mentre nelle province meno virtuose, la denuncia di danni fisici negli incidenti stradali è in aumento, nelle province irreprensibili è in diminuzione. «Come è giusto che sia, in un mondo nel quale i veicoli sono più sicuri, le strade anche, e c’è una generale diminuzione degli incidenti stradali e così via», sottolinea Santoliquido.
Se questa è la situazione, quali rimedi mettere in campo? Il direttore generale di SARA assicurazioni li elenca. Innanzitutto: il frodare deve essere reso «meno lucrativo». Prendiamo il caso più emblematico, cioè il colpo di frusta: «In Italia vale tra i 3.000 e i 4.000 euro, mentre in Francia non viene risarcito oppure costa i 200 euro che coprono un ciclo di massaggi». In effetti il decreto ha introdotto questa norma con 5 giorni, poi ridotti a soli 2 giorni, tempi giudicati assolutamente insufficienti dagli analisti.
Serve poi, nel più breve tempo possibile, «un organismo antifrode che abbia effettivi poteri investigativi. Se, infatti, voglio perseguire le truffe, è necessario avere un gruppo di persone che lavorino al 100 per cento sul progetto, e siano collegate a polizia e magistrati. E questo gruppo di lavoro deve, inoltre, poter investigare e avere accesso alle banche dati». Terzo: bisogna cambiare alcune regole. «Oggi non è obbligatorio mettere a disposizione il mezzo incidentato prima del risarcimento. O meglio, è obbligatorio solo in teoria. Ma i tempi vengono dilazionati al punto tale da far scattare le scadenze obbligatorie per il risarcimento, altrimenti la compagnia di assicurazione viene multata dall’ISVAP». Come rimediare? «Con una norma di legge banale: prima la perizia, poi il risarcimento».
Le storture non finiscono qui. Un assicurato ha due anni di tempo per chiedere il pagamento dei danni relativi a un incidente stradale. C’è chi, quindi, denuncia il sinistro dopo un anno, 11 mesi e 29 giorni. «È ovvio che, trascorsi due anni, è abbastanza difficile andare a ricostruire l’incidente» sottolinea giustamente Santoliquido. Anche in questo caso, qual è la soluzione? «Basta una regola semplice: se il sinistro non è stato denunciato entro due mesi, a meno che qualcuno non abbia danni fisici gravi, viene depennato il diritto al risarcimento stesso».
Altre terapie contro le truffe: risarcire solo i danni fisici che sono diagnosticati in modo oggettivo; serve, quindi, almeno un esame, una radiografia, un’analisi che li dimostri. «Bisogna, inoltre, limitare le spese accessorie risarcibili sui micro danni fisici»: c’è chi si fa prescrivere anche 50 giorni di inabilità temporanea per un colpo di frusta o cicli di fisioterapia da 15 a 20 sedute.
Santoliquido ritorna sul tema che gli sta davvero a cuore: «È necessario bloccare i tempi del risarcimento in caso di sospetta frode». Significa che le compagnie, se sospettano un incidentetruffa, possono sforare i tempi del risarcimento concesso oggi dall’ISVAP a differenza della normativa in vigore, come è stato chiarito sopra.
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"