Abbiamo visto che in Italia abbiamo 3,5 milioni di auto senza assicurazione, comprese quelle che non circolano perché chiuse in proprietà private. Su come combattere il fenomeno molti hanno tirato fuori la propria ricetta ma, sul tema – doppiamente scottante per loro – le compagnie di assicurazione, hanno le idee ben precise. Per risolvere il problema dei veicoli non assicurati – che pur non costituendo tecnicamente una frode, rappresenta una patologia grave del sistema perché il peso di questi comportamenti pesa sull’intera collettività, attraverso il “Fondo di garanzia vittime della strada” che paga il costo dei sinistri provocati – l’ANIA, l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, parte dalla considerazione che spesso il fenomeno è agevolato dall’organizzazione di vere e proprie compagnie “fantasma” che, utilizzando denominazioni fittizie e similari a quelle delle compagnie regolarmente autorizzate, si propongono agli assicurati, spesso inconsapevoli, come operatori legittimati ad operare nella RC Auto. In questo caso si tratta di frodi su larga scala che vengono scoperte solo in occasione dei controlli sul territorio o quando si verificano i sinistri.
Secondo l’ANIA un sistema di controllo centralizzato sull’adempimento dell’obbligo assicurativo RCAuto necessita di un’attività di incrocio di banche dati già esistenti che fanno capo all’ANIA (veicoli assicurati) e alla Motorizzazione civile e al PRA (veicoli immatricolati). Da questo incrocio telematico – per fortuna ormai alle porte – sarebbe ovviamente facile estrarre l’elenco di tutti i veicoli non assicurati, che peraltro potrebbero risultare legittimamente non assicurati in quanto non circolanti. Basterebbe usare sistemi di controllo attraverso la telesorveglianza organizzata sulla rete autostradale e stradale ordinaria.
n questo modo i veicoli non assicurati verrebbero individuati nella quasi totalità, a differenza di quanto avviene oggi con le limitate occasioni di controllo su strada. Giusto per l’ANIA anche il progetto di “dematerializzazione” del contrassegno assicurativo, che, grazie al controllo elettronico sull’adempimento dell’obbligo, non sarebbe più necessario. Però l’associazione contesta che il DDL, di cui si sta discutendo, contenga due disposizioni inutili, che comportano solo ulteriori oneri in capo alle imprese e alla Motorizzazione civile.
La prima è la previsione dell’obbligo in capo alle compagnie di comunicare mensilmente all’Archivio nazionale dei veicoli gli estremi dei contratti RC Auto: per loro è una mera duplicazione di previsioni già in vigore e contrasta con gli attuali principi di base della e-administration e in genere dell’attività amministrativa, che mirano a risolvere le esigenze delle Amministrazioni in via “dinamica”, cioè mediante interrogazioni e flussi interni, e non già in via “statica”, cioè mediante il passivo ricevimento di informazioni altrove già disponibili e l’inutile moltiplicazione di banche dati o di archivi.
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"