Basta guardare a quello che è successo a Genova in piena estate 2011 – dopo l’annuncio della manovra fiscale – dove il Consiglio provinciale ha approvato con 20 voti favorevoli e 8 contrari la variazione di bilancio che “immette”, già a partire dal 2011, le maggiori risorse derivanti dall’aumento dal 12,5 per cento al 16 per cento dell’addizionale provinciale dell’assicurazione RC Auto. Una soluzione una volta tanto bipartisan perché. in una nota, la Provincia ha evidenziato che l’opposizione di centrodestra ha votato contro ed ha sollevato diverse obiezioni ma, «nella sostanza non ha contestato la legittimità e l’opportunità» di aumentare l’imposta, resa quasi obbligata dalla forte diminuzione delle risorse finanziarie dopo il taglio dei trasferimenti statali, e resa possibile, fra l’altro,«dalle norme sul federalismo fiscale introdotte a livello centrale dal Governo di centrodestra». Le maggiori risorse saranno utilizzate in manutenzione di edifici scolastici, di strade provinciali e nel trasporto pubblico locale extraurbano.
Insomma un classico esempio di come l’aumento delle tasse diventi poi addirittura un elemento di vanto, un punto di forza per la pubblica amministrazione. «La nostra volontà – ha infatti addirittura dichiarato il Presidente della Provincia Alessandro Repetto – è cogliere l’occasione di queste nuove risorse per dimostrare ai cittadini quello che la Provincia fa per loro, perché capiscano che non è affatto un ente inutile».
E chi pensa che l’esempio di Genova sia piccolo e di scarsa rilevanza, sbaglia: basti dire che gli interventi saranno inseriti nel nuovo programma triennale delle opere pubbliche 2012-2014. E che solo in questa Provincia ligure nel triennio il maggior introito da RC Auto sarà di circa 21 milioni di euro (7 milioni all’anno), a cui si aggiunge 1 milione previsto per il 2011. Una mare di soldi, che peseranno come macigni sul costo finale dell’assicurazione. Certo, in parte quattrini ben spesi (di questi 22 milioni, 14 saranno destinati alla manutenzione delle scuole, che sarà quindi garantita senza più dover far ricorso ai mutui. Altri 3 milioni saranno utilizzati per la manutenzione stradale. Gli ultimi 5 milioni, infine, compreso il primo milione, quello del 2011, sosterranno l’ATP, azienda di trasporto pubblico locale) ma soldi quasi “rapinati” alle assicurazioni, agli automobilisti e ai motociclisti.
L’esempio di Genova insomma spiega meglio di mille discorsi come si possa poi arrivare a trasformare il settore dell’automotive in un vero e proprio “bancomat dell’erario”. Uno studio dell’ANFIA – associazione costruttori nazionali – rileva infatti che il prelievo fiscale sulla filiera automobilistica nel 2010 si è attestato a oltre 67,8 miliardi di euro. A fronte di una contrazione del totale delle entrate tributarie nazionali dell’uno per cento dal 2009 al 2010, il gettito proveniente dal settore è cresciuto del 1,2 per cento, raggiungendo una quota sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa pari al 16,6 per cento contro il 16,2 per cento di un anno fa. «La pressione fiscale sul settore auto continua a lievitare – ha
spiegato infatti Eugenio Razelli, presidente di ANFIA – e in termini di incidenza sul PIL si mantiene al livello più alto tra i principali paesi europei: 4,4 per cento contro una media del 3,8 per cento.
Inoltre, nonostante il momento di evidente difficoltà, i numerosi provvedimenti introdotti e annunciati durante l’anno in corso gettano le basi per un ulteriore rincaro della fiscalità». Il riferimento a casi simili a quello di Genova è evidente, ma è solo uno dei tanti modi in cui le Pubbliche Amministrazioni possono mettere le mani nelle tasche degli automobilisti visto che poi oltre alle polizze assicurative sono anche i rincari dei carburanti, della tassa sulla trascrizione dei veicoli e il rincaro del superbollo sulle vetture di potenza superiore a 225 kW introdotta con la manovra finanziaria 2011.
«Di fronte a tutto questo – ha concluso Razelli – affermiamo la necessità di riportare la mobilità, elemento chiave per lo sviluppo economico del Paese nei confronti della quale, tuttavia, da oltre 20 anni manca una politica di investimenti, al centro dell’attenzione delle istituzioni, impegnandoci a far sì che il federalismo fiscale non comporti ulteriori aggravi o complicazioni del sistema di tassazione, facendo in modo che una buona parte del gettito fiscale possa essere reinvestito nel settore, a partire dalla rete infrastrutturale, e lavorando sulle voci di spesa relative alla gestione dell’autovettura per mantenere la mobilità accessibile, ad esempio con l’adozione di nuove tecnologie per abbassare i costi, per esempio dell’assicurazione, e ridurre la congestione del traffico, diminuendo i consumi».
Vincenzo Borgomeo, "Il libro nero della RcAuto"